Negli ultimi decenni dell’Ottocento l’Assietta, teatro della famosa battaglia del 19 luglio 1747,era tornata a rivestire un ruolo di primaria importanza per la difesa della frontiera occidentale e la mobilitazione delle truppe mobili: al fine di assicurare convenientemente le sistemazioni difensive del fondovalle, la speciale Commissione per la Difesa dello Stato aveva proposto la creazione di un campo trincerato dotato di una propria organizzazione autonoma, la Piazza Militare dell’Assietta, dipendente in un primo tempo dalla Piazza di Exilles, poi da quella di Fenestrelle.
I lavori sull’altopiano iniziarono nel 1888: per prima fu proprio realizzata la splendida rete di strade militari. L’arteria principale, che è stata abbandonata alla fine degli anni Trenta con la realizzazione del nuovo tratto Pian dell’Alpe-Assietta, aveva origine dal Colle delle Finestre: dopo un primo tratto in salita sulle ripide falde del monte Pintas (dove si possono ancora scorgere i resti dei trinceramenti piemontesi del XVIII secolo), raggiungeva lo spartiacque, che percorreva interamente su entrambi i versanti mantenendosi a quota piuttosto elevata, sempre superiore ai 2000 metri.
Superato il primo lungo tratto a mezzacosta, giunti all’imbocco del suggestivo Vallone della Vecchia, non è difficile scorgere i segni dell’antico passato militare: le rocce che costeggiano il percorso, particolarmente quelle che si trovano al di sotto del caratteristico spezzone roccioso chiamato Dente della Vecchia, sono letteralmente coperte di incisioni fatte dai soldati che in questo luogo trascorsero le lunghe giornate dei campi estivi. È un vero patrimonio di interesse storico (per lo più i graffiti risalgono alla fine dell’Ottocento), con una miriade di nomi propri, citazioni, omaggi alla “Classe di ferro”, rozze riproduzioni dello stemma degli Alpini o dell’emblema dell’Artiglieria.
Superato il Colle della Vecchia, il paesaggio si fa ancora più suggestivo: qua e là si trovano i ruderi di alcune costruzioni, un rifugio-deposito per i cantonieri militari, il Ricovero Colle della Vecchia, la Stazione telegrafica ottica Punta del Mezzodì. Continuando sul percorso storico, si lambisce quasi la cima del Ciantiplagna (2849 metri). A questo punto occorre ricordare anche un dimenticato record automobilistico.
Il 1° settembre 1900 una delle prime automobili, guidata da Gaetano Grosso Campana, consigliere provinciale e sindaco di Frossasco, percorse questa rotabile militare, salendo in quattro ore e mezza dal forte di Fenestrelle fino al Ciantiplagna e all’Assietta. La cronaca di questo episodio fu riportata anche dai quotidiani nazionali: «Partito alle ore 7 da Fenestrelle in compagnia del capitano d’artiglieria signor Fenoglio … intraprese la salita per la strada militare dei forti … al colle della Vecchia e al Ciantiplagna (metri 2849 ) … pervenne alle ore 11 al Gran Serin, dove pranzarono, e di qui al monumento dell’Assietta (metri 2566) … Il Signor Grosso-Campana montava sopra una vettura della forza di 5 cavalli, di fabbricazione nazionale».
Desta ancora interesse la stazione eliografica di Punta di Mezzodì, testimone di un innovativo sistema di comunicazione tra le fortezze della valle, che sfruttava l’uso di apparati di trasmissione riparati in piccole stazioni fisse.
Le stazioni ottiche sono tuttora ben visibili sulla Punta del Mezzodì, sulle sponde del Lago Grande del Gran Serin e alla Batteria Gran Costa: erano costituite da modeste costruzioni di metri 4 per 5, a un solo piano fuori terra. L’interno possedeva un solo locale, che aveva al centro il sostegno del cavalletto dell’apparecchio diottrico posto al vertice delle visuali che, attraverso feritoie orientate, collegavano la stazione agli altri capisaldi.
La stazione ottica della Gran Costa permetteva di comunicare con quella del Lago Grande Gran Serin (Lago Grande) e con il caposaldo della Scala Reale del Forte di Fenestrelle, ancora oggi esistente. Il Lago Grande era in collegamento con la Batteria Pampalù del Rocciamelone e con Susa. Facendo ponte sul Pampalù e sulla stazione di Punta del Mezzodì si potevano inviare messaggi alla stazione del Forte di Exilles, situata nella Seconda Tenaglia; il forte era a sua volta collegato otticamente con Forte Fenil e Forte Sapé. I messaggi, tradotti in codice Morse, venivano trasmessi tramite lampi di luce. Per la trasmissione si disponeva di due tipi di apparecchi: la stazione eliografica, attraverso un sistema di specchi riflettenti di forma quadrata, convogliava i raggi luminosi del Sole in una feritoia diagonale, strettamente orientata nella direzione della stazione ricevente. La stazione diottrica invece, utilizzabile anche nelle ore notturne, impiegava comuni lampade a petrolio a fuoco fisso. In questo caso l’apparecchio disponeva di un riflettore parabolico e di una lente di grande diametro che consentivano di amplificare la debole luce emessa dalla sorgente. Le lampade a petrolio furono più tardi sostituite da cannelli ossiacetilenici e dal più pratico arco voltaico elettrico, alimentato con appositi accumulatori.
Un sistema complesso dunque che, nell’intenzione degli ufficiali del Genio militare di fine Ottocento, avrebbe dovuto garantire la comunicazione tra i forti staccati: in realtà funzionò poco perché, come ognuno di noi ben sa, in montagna la nebbia e la scarsa visibilità non sono poi così rare come gli ideatori di questo mezzo avevano ingenuamente pensato.
Torniamo alla nostra strada. Il tracciato raggiunge il Colle delle Vallette, dove si riconoscono appena i resti di alcuni trinceramenti del XVIII secolo: la storia ci racconta che questo valico fu presidiato dall’esercito del duca Vittorio Amedeo II nel 1708, durante l’assedio al Forte di Exilles e di Fenestrelle. Superati altri colli, tenendosi sul lato Valle di Susa, la strada militare giunge al Colle del Gran Serin, sul quale sorgono i baraccamenti della grande Caserma Difensiva.
Alla nostra sinistra si apre verso il Chisone il bel Vallone dei Morti, il cui nome, contrariamente a quanto si crede, non ha alcuna relazione con la battaglia del 1747, né con la sepoltura dei numerosi caduti dello scontro. Il toponimo appare già nelle carte topografiche risalenti all’inizio del XVIII secolo, dunque precedenti alla famosa battaglia.
Ancora un piccolo strappo ed ecco la Batteria del Gran Serin, che si erge ancora imponente sul sottostante Colle dell’Assietta ad aspettare il suo nemico.
Altre strade minori vengono a raccordarsi al ramo principale consentendo di raggiungere diverse località dell’alta Valle della Dora: dal Gran Serin una bella strada scende all’Alpe d’Arguel, al Pian del Frais e da qui a Meana, consentendo di raggiungere l’Assietta anche dal lato Val Dora.
La strada, come abbiamo detto, servì per consentire la realizzazione della Piazza Militare dell’Assietta con le sue batterie Gran Costa, Gran Mouttas (1893) e Gran Serin (1897).
Negli anni Trenta dello scorso secolo la vecchia rotabile Colle Finestre-Ciantiplagna-Assietta fu abbandonata in favore dell’attuale, che da Pian dell’Alpe consente di raggiungere il Colle dell’Assietta in circa 12 chilometri di percorso, con pendenze decisamente minori rispetto al vecchio tratto.
La strada e le fortificazioni di alta quota erano sfruttate solo in occasione dell’estate, quando i battaglioni di artiglieria da fortezza e le fanterie vi salivano per completare le necessarie esercitazioni a fuoco.
Per saperne di più:
M. Minola, Il Forte di Exilles, Susalibri 2000.
M. Minola, Assietta. Tutta la storia dal XVI secolo ad oggi, Susalibri 2006.
M. Minola, O. Zetta, F. Coniglio, Chaberton misterioso, Susalibri 2023.